Mercati USA: dopo i nuovi picchi, scivolone settimanale.

Tol Communication Srl


di Marco Bernasconi – 24 Febbraio 2025





• A Wall Street si dice:


"Il denaro è ciò che perdi quando non fai il tuo compito." - Warren Buffet



Le azioni hanno subito un forte calo nelle ultime due sessioni della settimana appena conclusa a causa delle preoccupazioni legate all'inflazione e alla crescita economica, interrompendo la corsa dei principali indici verso nuovi massimi e portando a una brusca flessione settimanale.



Il NASDAQ è stato l’indice più penalizzato in termini percentuali, poiché gli investitori hanno ridotto le loro posizioni nel settore tecnologico per spostarsi su titoli più sicuri. L’indice ha perso il 2,20% (circa 438 punti), chiudendo a 19.524,01, con tutti i titoli del gruppo Mag 7 in rosso. NVIDIA (NVDA), che sarà l'ultima tra queste aziende a pubblicare gli utili mercoledì prossimo, ha registrato un calo di quasi il 4,1%.



Il Dow Jones ha subito la sua peggiore giornata del 2025, scendendo dell’1,69% (quasi 750 punti) a 43.428,02, con una perdita complessiva di quasi 1.200 punti nelle ultime due sessioni. L’S&P 500, che nei primi due giorni della settimana aveva toccato nuovi massimi storici, è sceso oggi dell’1,71% a 6.013,13, registrando una perdita superiore al 2% in due giorni.



Su base settimanale, il NASDAQ e il Dow hanno perso entrambi circa il 2,6%, mentre l’S&P 500 ha registrato un calo dell’1,7%.



Le cause del ribasso



Gli investitori non hanno accolto positivamente l’ultimo indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, che ha subito un calo del 10%, scendendo a 64,7. Ancora più preoccupante è stato l’aumento delle aspettative di inflazione: quelle a un anno sono salite di un punto percentuale, raggiungendo il 4,3%, mentre quelle a cinque-dieci anni hanno toccato il 3,5%, il livello più alto degli ultimi 30 anni.



Questo ha ulteriormente peggiorato il sentiment del mercato, già scosso dalle previsioni prudenti fornite ieri da Walmart (WMT). Il colosso del retail ha lasciato intendere che i consumatori potrebbero iniziare a ridurre la spesa, sollevando dubbi sulla solidità della domanda. Inoltre, ha sottolineato che le nuove tariffe doganali proposte dall’amministrazione potrebbero avere un impatto sulle sue attività. Il titolo ha perso un ulteriore 2,5% venerdì.



Naturalmente, il forte calo odierno non è dovuto solo ai dati del Michigan. Gli investitori hanno dovuto affrontare anche una serie di dati macroeconomici deludenti, tra cui un indebolimento del settore immobiliare e un rallentamento del comparto dei servizi negli Stati Uniti, ora in territorio di contrazione. Inoltre, alcuni analisti hanno evidenziato l’emergere di un nuovo virus di origine animale, simile al Covid, come ulteriore fattore di incertezza.



A questo scenario si aggiungono le preoccupazioni già esistenti per:



  • Le tensioni commerciali e i dazi

  • Un’inflazione ancora persistente

  • La politica monetaria della Federal Reserve



Visti i recenti massimi raggiunti dagli indici a inizio settimana, molti investitori hanno deciso di prendere profitto e ridurre il rischio.



I prossimi eventi chiave



Ora i mercati guardano con attenzione alla prossima settimana, caratterizzata da due eventi di grande rilevanza:



  1. La pubblicazione degli utili di NVIDIA (NVDA), prevista per mercoledì

  2. L’aggiornamento sull’indice Personal Consumption Expenditures (PCE), atteso per venerdì



NVIDIA, leader nell’intelligenza artificiale e superstar del mercato, è ora in rialzo di meno di un punto percentuale da inizio anno. Gli investitori monitoreranno con attenzione la sua reazione, considerando che manca meno di un mese dal crollo del 17% del titolo dopo l’annuncio di DeepSeek (27 gennaio). La risposta di NVDA potrebbe influenzare l’intero settore dell’intelligenza artificiale.



Nel frattempo, i mercati devono fare i conti con il rallentamento della disinflazione, evidenziato dagli ultimi report sui prezzi al consumo (CPI) e alla produzione (PPI). La principale preoccupazione è l’impatto di questi dati sulle prospettive di taglio dei tassi da parte della Fed, motivo per cui il PCE sarà analizzato con estrema attenzione, essendo considerato l’"indicatore di inflazione preferito dalla Fed".



L’ultima lettura del PCE è stata in linea con le attese:



  • +0,3% su base mensile

  • +2,6% su base annua



Anche il dato “core”, depurato delle componenti più volatili, ha rispettato le previsioni con un +0,2% mensile e un +2,8% annuo.



I mercati attendono ora il nuovo aggiornamento per capire se la traiettoria dell’inflazione consentirà alla Fed di procedere con i tagli dei tassi previsti per il 2025.




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Cordiali saluti,

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