La Finanza Comportamentale è una disciplina che studia l'influenza dei fattori psicologici sulle decisioni finanziarie degli individui e dei mercati. Si basa sul presupposto che gli agenti economici non sono sempre razionali e che possono essere influenzati da emozioni, pregiudizi, euristica e altri aspetti cognitivi.
Si tratta di una materia in continua evoluzione che offre spunti interessanti per comprendere meglio il funzionamento dei mercati finanziari e il comportamento degli investitori.
In pratica
La Finanza Comportamentale si propone di spiegare e prevedere le anomalie dei mercati finanziari, cioè le deviazioni dal modello di efficienza dei mercati che assume che i prezzi riflettano sempre le informazioni disponibili e le aspettative razionali degli investitori.
Alcuni esempi di anomalie sono:
• L'effetto lunedì: la tendenza dei rendimenti azionari a essere più bassi il lunedì rispetto agli altri giorni della settimana.
• L'effetto gennaio: la tendenza dei rendimenti azionari a essere più alti a gennaio rispetto agli altri mesi dell'anno.
• L'effetto dimensione: la tendenza delle azioni di piccole dimensioni a offrire rendimenti superiori a quelle di grandi dimensioni nel lungo periodo.
• L'effetto valore: la tendenza delle azioni con un basso rapporto prezzo/utili o prezzo/valore contabile a offrire rendimenti superiori a quelle con un alto rapporto nel lungo periodo.
• L'effetto momentum: la tendenza delle azioni che hanno avuto un buon rendimento nel passato a continuare ad avere un buon rendimento nel futuro, e viceversa.
La Finanza Comportamentale cerca di identificare anche le cause psicologiche di queste anomalie e di fornire strumenti per correggere o sfruttare i comportamenti irrazionali degli investitori. Alcune delle principali teorie e concetti della Finanza comportamentale sono:
• L'avversione alla perdita: la tendenza a soffrire di più per una perdita che a gioire per un guadagno di pari entità.
• L'ancoraggio: la tendenza a basare le proprie valutazioni su informazioni irrilevanti o obsolete.
• La rappresentatività: la tendenza a giudicare la probabilità di un evento in base alla sua somiglianza con uno schema mentale o un'esperienza passata.
• La conferma: la tendenza a cercare o interpretare le informazioni in modo da confermare le proprie credenze o ipotesi.
• L'eccesso di fiducia: la tendenza a sopravvalutare le proprie capacità o conoscenze e a sottostimare i rischi o le incertezze.
• L'effetto gregge: la tendenza a seguire il comportamento della maggioranza o delle autorità, anche se contrario al proprio giudizio o interesse.
La sua nascita
La Finanza Comportamentale nasce dalla combinazione di due campi di ricerca: la psicologia economica e la finanza tradizionale.
La psicologia economica si occupa di analizzare i comportamenti economici degli agenti, tenendo conto dei fattori psicologici che li determinano, come le preferenze, le aspettative, le credenze, le motivazioni, le emozioni, ecc.
La finanza tradizionale, invece, si basa sull'ipotesi di razionalità degli agenti e sulla teoria dell'efficienza dei mercati, secondo cui i prezzi riflettono sempre le informazioni disponibili e non sono influenzati da distorsioni sistematiche.
La Finanza Comportamentale nasce dalla constatazione che la realtà economica e finanziaria non sempre corrisponde ai modelli teorici della finanza tradizionale e che gli agenti non agiscono sempre in modo razionale e coerente. Infatti, esistono numerosi fenomeni empirici che mostrano come le decisioni finanziarie siano soggette a errori di valutazione, a eccessi di ottimismo o pessimismo, a influenze sociali, a effetti di inerzia o di euforia, ecc.
La Finanza Comportamentale si propone, quindi, di integrare la finanza tradizionale con gli apporti della psicologia economica, al fine di spiegare al meglio i comportamenti degli agenti e i movimenti dei mercati e di fornire strumenti per migliorare le decisioni finanziarie, sia a livello individuale che collettivo.